Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
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2001
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247
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11 Mediterraneo come fattoi di crisi 247
ranco e il Levante. Silvio Evangelista, infine, indaga sull'atteggiamento di vescovi, sacerdoti e missionari, divisi tra coerenza al tradizionale pacifismo anticoloniale della Chiesa romana e atavico invito all'evangelizzazione civilizzatrice, distinguendo i diversi ed eterogenei piani d'impegno della Curia centrale e delle Congregazioni d'oltremare, nella sfida all'eterno nemico islamico: tema di duratura e sconcertante complessità.
Secondo Silvio Evangelista la forza del mito di una rinnovata crociata contro gli infedeli attraversò tutto l'orbe cattolico, a partire dalle alte gerarchie fino ai dirigenti dei movimenti di base, coinvolgendo fogli come UAxvmiftì Corriere dltaliat 11 Momento, con una massiccia campagna, mirata a descrivere i vantaggi di un'espansione coloniale necessaria alla difesa degli interessi nazionali e religiosi dell'Italia e della cattolicità, giungendo a coinvolgere direttamente i missionari impegnati in terra d'Africa. Attraverso la lettura della stampa e della pubblicistica cattolica e anaiizjsndQfti'amplissima documentazione di Propaganda Fide, s'intende offrire uno spaccato di quel variegato, e discorde mondo cattolico che individuava, forse per la prima volta, una concreta occasione di concordia nel travagliato rapporto tra Chiesa e Stato, sul terreno di un nazionalismo espansionista.
La rilettura della stampa coeva, proposta da Roberta Viola, prospetta una conseguenzialità di temi: l'urgenza dell'azione nella convinzione del favore di un momento storico irripetibile e nella ricerca del riconoscimento internazionale; la legittimità della difesa degli interessi sacri dell'Italia, e in particolare delle comunità italiane residenti; la constatazione -.d-ella ..barbarie ottomana, che costringeva secondo alcuni le popolazioni arabe in uno stato di mollezza e abiezione. Emerge, tuttavia, in questa prospettiva, un tema di centrale importanza: quello della distinzione tra un colonialismo di dominio tradizionale, di matrice britannica e francese, e il carattere civile. di un colonialismo proprio, animato da principi cristiani, in modo da richiamare attorno all'impresa libica il consenso cattolico; un colonialisrno animato, inoltre, da motivazioni genericamente umanitarie, con carattere universalistico e civilizzatore. Ma dietro questa distinzione si staglia un elemento costante, ed è il richiamo alla Romanità imperiale. Dopo l'inizio delle operazioni militari, gli inni alla grandezza della Roma dei Cesari supportarono costantemente la cronaca della stampa nazionale. S'inneggiava al valore dei combattenti, in quanto eredi e propugnatori della legione augu-stea; si rinnovavano i segni della civiltà romana, per vantarne la legittimità della riconquista. L'Italia Nuova vagheggiava fatalmente un futuro mediterraneo, trascendendo dalla propria attuale condizione e riportando sui territori d'oltremare gli antichi splendori imperiali.
VAffrica italiana e inoltre il Mare Nostrum, dove la Nazione doveva trovare l'ossigeno necessario alla sua vita di Grande Paese, [.,.] risorto nel