Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
anno
<
2001
>
pagina
<
248
>
248 Stefano Trinchete
mezzo del Mediterraneo, ove per secoli fu sovrano (Limo), animava l'impulso a un imperialismo civilizzatore e astrattamente umanitario per un'Italia Signora del suo Mare . Nella letteratura colta e nella pubblicistica divulgativa, come nei resoconti di viaggiatori e di inviati speciali, nei diari di esploratori e marinai, quello che veniva ormai definito come mare italiano, palesava l'ambizione dell'Italia nel Levante, dove essa non va, ma ritorna, per cementare la propria recente identità nazionale, nella riscoperta della propria arcana grandezza.
In un suo primo saggio su mito e realtà della guerra libica, Olga Tamburini propone il recupero di un'impressionante serie di valenze mito-simboliche, già presenti nell'orizzonte italiano alla fine dell'800, riprese ed enfatizzate dalla propaganda nazionalista e esasperatamente vitali ancora durante il periodo fascista. Infatti, oltre a figure preminenti della cultura letteraria della Grande Italia da D'Annunzio a Mari netti, da Corradini a Oriani campeggiano personalità meno ricordate, ma di notevole impatto sulla cultura del periodo: Alaimo, Atria, Avancini, Bechi, Morello, Pa-stonchi, Mosconi, e altri più famosi, come Bertacchi, Boine, Ferrerò, Matilde Serao. Diversi settori spingevano da anni, in Italia, in direzione di un risveglio di una coscienza nazionale forte, legata all'incarnazione di sogni di conquista vagheggiati per tutto l'Ottocento, dalle aspirazioni risorgimentali alla riflessione postunitaria, approdando al dibattito intorno alla conquista libica, per informare di sé parte dell'ideologìa fascista. Al centro di questo fitto tessuto di attese s'innestò una simbologia tesa a ricollegare passato imperiale romano e immancabile sviluppo del presente: aratro e vomere, nave e aquila marzia, sangue e ferro, pietra e acqua, croce contro scimitarra, tricolore contro mezzaluna, divennero un ponte tra memoria della grandezza e costruzione del presente, al fine non solo di giustificazione ideologica dell'impresa coloniale, ma di costruzione e consolidamento della nazione unitaria.
STEFANO TRINCHESE