Rassegna storica del Risorgimento
MOTI ; MESSINA ; 1847-48
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2002
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Messina nei moti del 1847-48
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nese. Fu promessa ai rivoltosi la costituzione del 1812 ma si chiese l'interruzione delle ostilità. I messinesi dissero di riconoscere solo il Governo insurrezionale di Palermo e secondo quanto previsto dallo stesso Statuto del 1812 chiesero l'abbandono della Cittadella e che l'isola fòsse, difesa da truppe esclusivamente siciliane.77)
Agli esordi di marzo le vittorie militari e il pressoché totale controllo dei territorio da parte dei rappresentanti del governo rivoluzionario siciliano sembravano preludere ad un esito ravvicinato e definitivo anche sul piano politico e istituzionale. Ma fu proprio su questo terreno che le incertezze, le divisioni della leadership politica regionale e gli inevitabili compromessi diplomatici con Ferdinando II e con l'Inghilterra dovevano incidere negativamente a tal punto da incrinare i successi militari, esponendo Messina e i messinesi ai più alti sacrifìci materiali e umani. Già la convocazione del Parlamento siciliano, l'esito delle elezioni nel mese di marzo e la formazione del governo sembravano scaturire, più che dalla spinta rivoluzionaria e popolare, dall'azione convergente della diplomazia inglese (lord Minto) e della mediazione politica di Ruggero Settimo, interessati per ragioni diverse a dare alla rivoluzione uno sbocco monarchico costituzionale, moderato e indipendentista.7 La stessa dichiarazione di decadenza della dinastia dei Borboni, pronunciata nella solenne seduta parlamentare del 13 aprile, ebbe come presupposto e obiettivo finale la riproposizione del modello monarchico-costituzionale e autonomista del 1812, fondato a sua volta sulla convergenza politica tra aristocrazia terriera e popolo. La corrente monarchica guidata da Mariano Stabile, largamente maggioritaria nel Parlamento siciliano, puntava insomma alla definizione di un assetto che saldasse le antiche aspirazioni sicilianiste ad un blocco sociale moderato.
A coloro i quali assunsero la direzione politica del moto apparve più opportuno conferirgli il significato di rivendicazione degli antichi e tradizionali diritti dell'isola, anziché quello di un popolo che insorgeva per tarsi una esistenza politica affatto nuova. Questo sbocco politico ebbe, fra l'altro come conseguenza di allontanare dal moto il favore dei liberali della penisola, che inizialmente lo avevano salutato con grande entusiasmo. Riaffiorava, con tutti gli equivoci e le contraddizioni, il mito di nazione
") Collezione officiai* degli aiti cit., pp. 218-220; G. 3iA FARINA, Istoria documentata dal' la rivolutone siciliana cit.; Gr, FA1//ONH, La Sicilia nella polìtica mediterranea delle grandi potenze, indipendenza e autonomia nei documenti inediti del Quai d'Orsay, Palermo, 1974.
"0 A. SANSONK, Prodromi della rivoluzione del 1848, in Memorie della rivoluzione siciliana dell'anno 1848, Palermo, 1904, p. 39* E BRANCATQ, La Sicilia nel movimento per l'Unità d'Italia cit