Rassegna storica del Risorgimento
MOTI ; MESSINA ; 1847-48
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2002
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Nino Checco - "Ernesto Consolo
siciliana, che faceva leva sulla conservazione nell'isola dei tradizionali assetti proprietari e sulla valutazione (errata) di un'opposizione britannica ad ogni tentativo di restaurazione dei Borboni in Sicilia, quando invece la diplomazia inglese era esclusivamente preoccupata di evitare che la Sicilia cadesse sotto l'influenza del governo repubblicano francese. Organici a questa impostazione erano anche i fautori siciliani di una federazione italiana di Stati, che riconoscesse all'isola le più ampie autonomie statutarie nell'ambito di un sistema monarchico-costituzionale. Francesco Paolo Perez, Francesco Ferrara, il marchese Vincenzo Fardella di Torrearsa, Vito D'Ondes Reggio, sostenitori del progetto affermatosi con la diffusione nell'isola del Catechismo siciliano di Michele Amari, facevano anch'essi affidamento pressoché esclusivo sul sostegno dell'Inghilterra. L'opzione separatista e antinapoletana non apparteneva invece alla tradizione storico-culturale di Messina, che anzi vedeva in essa il rischio di una sottovalutazione del ruolo della città dello Stretto.79) Gli eletti di Messina al Parlamento siciliano, Carmelo e Giuseppe La Farina, Giovanni Interdonato, Carlo Gemelli, Domenica Amadia e Giuseppe Natali, tutti gravitanti nell'area democratica-repubblicana aperta alle istanze popolari, avevano alle spalle una formazione culturale, una tradizione storica e un tessuto sociale della città in cui prevalevano nettamente i bisogni di un'autentica rivoluzione borghese, quale premessa al graduale passaggio da una società di ordini a una società aperta alle istanze popolari.80) Altrettanto forte e presente nella leadership politica messinese di quegli anni era il superamento dell'angusto orizzonte regionalista, considerato inadatto ad assumere su di sé tutte le capacità espansive della borghesia mercantile messinese, comprese quelle culturali, inspessite com'erano a Messina da legami e collegamenti con l'Italia continentale, con Napoli e con l'Europa.81)
Queste profonde differenze politico-culturali, a cui non erano rimasti estranei gli ambienti del clero colto e degli ordini religiosi dediti all'insegnamento e alla formazione, ebbero una incidenza decisiva negli sviluppi della crisi, traducendosi anche in un atteggiamento critico nei confronti degli esponenti più in vista dello schieramento indipendentista e moderato
TO- G. FALZONE, // Risorgimento a Palermo. Gli interpreti. I fatti, Palermo, 1971.
*ty G. CRISAFULU TRIMARCHI, Vita di Domenico Amodio, Messina, Tip. Pastore, 1860, in ÀSM-BPS; Memorie delia rivolutone siciliana dell'anno MDCCCXLVlll cìt.; F, BRANCA-TO, L'Assemblea siciliana del 1848-49, Firenze, 1946, p. 43; Giuseppe La Farina, Atti del
convegno cit.
8,> Riguardo ai rapporti tra Napoli e la Sicilia vedi G. RAFFAELI?, Riputazioni storiche detta rivoluzione dal 1848 al 1860, Palermo, 1883.