Rassegna storica del Risorgimento

MOTI ; MESSINA ; 1847-48
anno <2002>   pagina <38>
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Nino Checca - Ernesto Consolo
emarginazione politica e alcune iniziative repressive dell'esecutivo regionale nonostante i tentativi di mediazione dello stesso Giuseppe La Farina ebbe due fondamentali obiettivi: quello di mettere in crisi le trattative di armistizio con i Borboni e quello di denunciare il fatto che il Governo siciliano avesse rinunciato ad un adeguato potenziamento militare delle capacità di difesa della città.86)
6. La fine della guerra federalista, con il ritiro delle truppe di Pio IX (aprile 1848), la sconfitta delle truppe piemontesi contro gli austriaci in Lombardia (Custoza) e la mancata accettazione della corona siciliana da parte del duca di Genova (figlio di Carlo Alberto), sancirono una situazione di stallo, che nell'agosto si avviava ormai verso la non belligeranza, accettata dai Borboni e dal Governo siciliano sotto la garanzia delle potenze francese e inglese.87) Messina, politicamente contraria a questa soluzione e definiti­vamente abbandonata sul piano militare da Palermo, divenne l'ultimo avamposto della resistenza armata ad oltranza e, per i Borboni, l'ostacolo militare da abbattere a tutti i costi per avviare la conquista dell'isola. Non a caso proprio in riva allo Stretto il 1 settembre si andò disponendo l'imponente spedizione del generale Carlo Filangieri, che poteva contare su due reggimenti svizzeri, un battaglione di soldati di Marina, nove fregate di cui sei a vapore, due corvette, sei piroscafi e venti cannoniere.88) Fallito il tentativo del console inglese di una resa onorevole dei messinesi, il 3 settembre i legni borbonici sì prepararono alla battaglia nel tratto di mare prospiciente i piani della Mosella (l'attuale zona pianeggiante compresa tra Piazza Cairoli e Provinciale), disponendosi su tre linee, con la fregata Regina in retroguardia. Il fuoco iniziò dalle navi e dal forte Don Blasco, che i messinesi avevano da tempo ceduto ai regi e, dopo una prima efficace risposta, le batterie dei rivoltosi poste alla foce del torrente Zaera furono costrette a cessare il fuoco. I regi dilagarono a Sud nei villaggi Gazzi e San Nicola e risalendo tra gli orti verso la città incontrarono una strenua resi­stenza dei messinesi, che combatterono casa per casa. Nel borgo Zaera e
cit.; G. CALOGERO, / cattolici ed il Ritó/imento. Doti Giovanni Crimi e don Carmine Allegra messinesi sacerdoti, in Messana. 1961).
i*y Ftìtifiom del Circolo La Bilancia di Messina, Messina, Scamp di Tommaso Capra, 1848, pp, 5-13; L, ToMBUCCI, Messina nel Riso/gt'mento cit., pp. 265-332; Giuseppe La Farina. Affi del convegno cit,
*") R BRANCATQ, UAfsemblea siciliana cit., pp, 133-152.
m> F. GUARDIONB, Antonio Lancetta cit, pp. 50-64; D. PIRMN.Q, Memorie storiche mes­sinesi dell'ultima guerra .dal 3 al ? rseìhwbre 1848, Messina, 1929.