Rassegna storica del Risorgimento

MOTI ; MESSINA ; 1847-48
anno <2002>   pagina <39>
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Messina nei moti del 1847A8
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presso il convento dei Benedettini della SS. Maddalena (dove oggi è collo­cata la Casa delio Studente) le truppe regie furono fermate dall'eroismo dei cosiddetti camiciotti , giovani messinesi per lo più appartenenti all'Orfa­notrofio militare. Per imperizia e per carenza di mezzi i forti Gonzaga, Castellacelo, Noviziato, Torre Vittoria e San Giuseppe non furono adegua­tamente riforniti per contrastare dall'alto l'urto delle armi nemiche. Nei giorni 6 e 7 settembre i reparti di Contesse furono sottoposti all'assalto nemico e al contemporaneo fuoco delle mitraglie. Il forte Gonzaga, lasciato sguarnito, fu occupato dalle truppe regie. Intanto alcuni soldati borbonici erano entrati nell'ospizio Collereale, abbandonandosi ad ogni genere di violenza contro gli anziani e i malati. Resisteva ancora il monastero della Maddalena e contro di esso si concentrò il 6 settembre l'attacco decisivo dei Borboni.89) Ecco come viene descritto l'eroico epilogo in una cronaca custodita a palazzo Zanca, sede del Comune di Messina:
Mentre la pugna ferveva gagliarda alle porte della città verso il lato di mez­zogiorno, parte della la Divisione dell'armata borbonica usciva dalla Cittadella per porta Saracena, sotto gli ordini del generale Zola, e traversando gli orti delle Moselle, andava a sferzare il monastero dei Benedettini, detto della Maddalena, ch'era fortemente occupato dai difensori di Messina. Erano il 1 Battaglione del 3 di linea distaccata dalla 2a Divisione; il 1 Battaglione del 4 Svizzero, anch'esso distaccato dalla 2* Divisione; il 1 Battaglione del 3 Svizzero; 4 Compagnie scelte del 6 di linea; 4 obici da 12; 1 compagnia di Zappatori; in riserva poi 5 pezzi da montagna; un distaccamento d'artiglieri per inchiodare i cannoni nemici; una compagnia di pionieri; il 4 Battaglione cacciatori; 4 Compagnie scelte del 13 di linea; in tutto 3.700 uomini la più parte gente fresca. Il Monastero dei Benedettini era un edifizio abbastanza solido, fiancheggiato da linee di case. Di fronte ad esso, da quel lato onde veniva assalito, si estendeva una serie di giardini separati da piccoli muri. I recìnti principali erano tre. Parecchie case rurali erano sparse in tutta la zona. Il monastero, le case adiacenti, specialmente dal lato di mezzogiorno, e le case rurali nei campi, erano occupati da difensori, la maggior parte cittadini armari. Un cannone era postato nell'androne tra la chiesa e le case a valle della stessa- Un altro pezzo situato sulla strada, alle Due Vìe, guardava alla chiesa di Santa Cecilia, ad oriente; ma siccome esso era dietro ad una ondulazione di terre­no, i suoi tiri riuscivano troppo elevati, e non impedivano l'avanzare del nemico da quel lato.
* G. RAVMONDO-GRANATA, Le me sventure eh,, pp. 23-26; E GtiARDtONU, Antonio Lancetta cit, ppi 64-71; G.F. BOCCACINI, Messina dai 5 al 9 settembre 1848. Cronaebetta inedita con noti* a cura di E, TESTA, Messina, 1920; L. ToMKUCCl., Le cinque giornate di Messina nei 1848, Messina, 1953,