Rassegna storica del Risorgimento

MOTI ; MESSINA ; 1847-48
anno <2002>   pagina <40>
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Nitro Checco - Ernesto Consolo
Prima di tutto dovettero i regi espugnare ad una ad una le case di campagna convertite tutte in posti militari; poi impadronirsi di una batteria di 6 mortai (Santa Cecilia) quindi espugnare la linea di case che fiancheggiavano il monastero al sud, ove corsero pericolo di essere aggirati a sinistra; battere in breccia le mura e le porte solidissime dello stesso; e finalmente dopo essere stati quattro volte respinti, montare all'assalto coi battaglioni svizzeri in testa.
Poco dopo tutto l'edilìzio era in fiamme. Per operare l'assalto dovettero i soldati nemici rompere un forte cancello di ferro, che dal giardino dava accesso ai corridoi interni, ove stavano a difesa due sole compagnie del 10 battaglione Siciliano, composto in gran parte di giovanotti Messinesi, i quali impegnarono coi robusti ed agguerriti veterani svizzeri una lotta corpo a corpo, non solo coi fucili e colle baionette, ma perfino coi coltelli. Si combatte lunga pezza nei corridoi, nella chiesa, nelle celle dei monaci; finalmente il continuo sopravvenire di nuovi soldati borbonici ridusse i nuovi superstiti in un cortile, dove stretti da ogni lato, anzi che arrendersi si gettarono a capo fitto in un pozzo che colà si trovava, e nel quale miseramente patirono.
I nomi di questi eroi, se conosciuti, meriterebbero di essere incisi a caratteri d'oro nella storia del risorgimento italiano; ma per quanto ricerche si fossero fatte non fu dato rinvenire che quelli di soli sette di essi, cioè Antonino Bagnato, Carmelo Bombara, Giuseppe Piantante, Giovanni Sollima, Diego Maugeli, Pasquale Donisi e Nicolò Ruggeri.90)
La sconfitta militare consentì che la mattina dell'8 settembre le truppe borboniche riprendessero il pieno controllo della città. Da quel momento prese avvio la diaspora dei personaggi messinesi più illustri, costretti a cercare fuori dalla città un riparo alle persecuzioni della polizia borbonica. Messina dovette sopportare per oltre tre anni lo stato d'assedio e gli effetti della repressione borbonica, rivolta soprattutto contro Catara-Lettieri, Giuseppe Monasta, Silvestro La Farina, Antonio Sarao, espressione della saldatura liberale tra laici ed ecclesiastici riformatori, preminente nel campo dell'insegnamento anche universitario. Alcuni rivoluzionari messinesi si spostarono in difesa di Catania, la cui resistenza si concluse nell'aprile 1849. Giuseppe La Farina, organizzato un corpo militare di studenti univer­sitari, combatte in vari punti dell'interno dell'isola e, dopo la caduta di Palermo, si rifugiò prima a Marsiglia e poi a Parigi, dove confluirono gran parte degli esuli italiani. Giuseppe Morelli e Carlo Gemelli, dopo la difesa di Palermo, abbandonarono l'isola rifugiandosi, con numerosi altri esuli messi­nesi, a Malta.91)
*>) Messina dal 29 gennaro crii,
9i> G. CRISAFUMJ TMMARCIM, Vita di Domenico Amodio di.; A. FRANCHI, Epistolario di Giuseppe La Farina, Milano, 1869; V. LABATK, CCCL anniversario cit, pp. 15-16; G.