Rassegna storica del Risorgimento

BERTINORO ; AURELIO SAFFI ; ONORANZE
anno <2002>   pagina <69>
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DOCUMENTAZIONE ARCHIVISTICA SULLE ONORANZE DI BERTINORO PER LA MORTE DI AURELIO SAFFI
La vita e le opere dell'uomo dell'uomo che ha lasciato dietro di sé un'impronta indelebile della propria esistenza , vivono e restano ad esem­pio per le generazioni future. E con la sua scomparsa, la coscienza collettiva si riveste di quel carattere migliore che è poi di ossequio ed esaltazione al ricordo dove ritornano alla mente particolari sconosciuti ai più, dimenticati e rivivono nel cordoglio e si sublimano nelle iniziative concrete dello spirito umano, tanto che quest'ultimo ne diviene degno interprete e artefice. Sì, con la morte dì Aurelio Saffi (10 aprile 1890), la Fantasia popolare si raccolse unanime in segno di deferente rispetto verso quel grande che scendeva nella tomba e riportava in luce tutta una serie di piccoli fatti che volutamente o no si legavano ad altri molto più significativi e duraturi nel tempo; forse curiosità, ma sempre piacevoli a sapersi ed interessanti a scoprirsi. E l'effigie di Aurelio Saffi ricavata nel marmo e fissata a parete nella Sala del Popolo del Palazzo Comunale di Bertinoro nasconde in sé un episodio che risale addirittura a subito dopo la nascita del triumviro (13 ottobre 1819) e il silenzio del tempo, fedele custode, ne ha conservato il segreto. Noi l'ab­biamo raccolto, ascoltato dallo stesso discorso del sindaco bertinorese di un secolo fa; frasi vive, squillanti fra le memorie di quella amministrazione e ora ne tramandiamo le parole cariche di significato come se dal flutto delle cose emergesse , per dirla col poeta, sola, di luce ai secoli affluente faro, l'idea! .
L'immagine scolpita di Aurelio Saffi, molto vicina al vero, esprime quella passione intellettiva che gli fu sprone nella vita e in quella sala, in compagnia dei numi tutelari della patria: Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II, resta l'eco dell'epopèa risorgimentale: quasi una riunione ideale, immobile e tacita nei secoli a venire, per discutere ancora dei destini d'Italia. E la famosa invettiva di Dante, su Bertinoro, fra quelle figure si quieta e gli affanni guerrieri e le invidie lasciano posto ad argomentazioni senza macchia; le vecchie utopìe sono divenute evoluzione dei tempi e quindi libertà!