Rassegna storica del Risorgimento
RUFFINI (FAMIGLIA) ; RUFFINI AGOSTINO
anno
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1922
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pagina
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773
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Aa gtòvhma e Ìe0ù) di Agostino Muffati ifé
alla mento di Agostino la camera di Ohafcfeerton, nella rappresentazione veduta a Parigi e lo induceva a eonchiudere che il genie è sempre infelice:;tnesfiiea gli solcava il cervello in tutti i sensi e non gli dava treguaBousseau si era fabbricato una trappa, di dove scappava, quando altri veniva a visitarlo. Qual destino infatti: egli cercava la solitudine, non domandava che di poter vivere con se smesso, ej gli. uomini andavano a rintracciarlo sin là; infine l'aristocrazia di Berna (1) lo cacciò dall'isola, come si sarebbe fatto con un malfattore.
Andarono a pranzo e si riscaldarono accanto ad un buon fuoco, divertendosi a leggere; il libro dei viaggiatori. È inconcepibile, osservava Agostino, come in una sì gran folla di visitatori, che si credono in dovere di apporre il loro nome, e dire qualcosa sul grande uomo, non ci siano che degli sciocchi. Non è meglio non scriver nulla, che scrivere delle sciocchezze? Essi si attennero a questo secondo partito: scrissero i loro nomi e nient' altro.
Ritornarono a Bienne melanconici' perchè il ritorno da un divertimenro è sempre triste, salutarono la signora non senza una viva commozione e partirono in vettura: alle nove e mezzo della sera facevano il loro ingresso trionfale nella cara solitudine di Grange, piena la mente di dolci ricordi.
Rimasto solo con la moglie il signor Oourvoisier le parlò molto a cena dei loro ospiti: il signor G-authier (Agostino), le disse è come figlio adottivo del suo amico; non manca d'ingegno, ma ha poche cognizioni, sa il di/ritlo, ed ecco tutto. Fece al contrario un elogio pomposo del Mazzini (2). Era geloso: Anna
() 11 Ma. dico Varistocratie Bma'ise; qnindi non corno il Cagnacci interpretò V aristocratico Bemoite, v. pag. 75.
(2) Del signor Ooarvoisier, scriveva Eugenia, mitigando le tinte per non irritare il Ruffini Le mari n'a nnl soupeon jaloux, il a soulement de tems en tems (sSÉ; corame je le lui ai vn moi mne, des acoes de regent cVóoole: il gronde il fouMei. il rango, il soie en un mot, et pois cela passe] on tevient a sa ohèro l'emme, on lai dir une tendresse bien lourde, on lui fait une caresse de plorai; une plaisanterie à la facon de Pftne de la. fable, et là dessus on met son chapeau, on dit aclieu à sa femme, et on va flaner . Lett. di Ett genie du Commun ad A. *B3ae-fonds 30 sopteiubre 1835, Ms. I Dal diario, M ifinna risulta che ella dovette subire pi fi volte la collera del marito sospettoso-ridestata ogni tanto dalla gelosia.