Rassegna storica del Risorgimento

CASTAGNETTO, CESARE TRABUCCO DI ; GIOVANETTI GIACOMO
anno <1922>   pagina <869>
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fortezze inespugnabili, e finiremo presto per essere ricacciati in Piemonte. Vinti perderemo ogni prestigio di gloria militare. In nessun caso eviteremo una Stireria del nemico, che verrà a sac­cheggiare le più belle provincie, a distruggere l'arsenale, per ri­tirarsi alla sponda sinistra del Ticino carico di spoglie opime, eitto d'averci inabililato a muoverci per molt'anni. Quindi in paese la guerra' civile, l'esercito affranto ed incapace di repri­merla, e la mina fella monarchia con tutti i saggi di repubblica democratica e sociale, che ci condurranno tutti all'estrema mi­seria. Io non mi lascio andare-, Maestà, all'impeto d'un'imma­ginazione attenuto. Io sono un freddo osservatore di ciò che si merita, di ciò che è nel voto di pochi, ma audaci ed impudenti, di ciò che si realizzerà senza fallo sotto gli auspici di Gioberti, il quale se ne pentirà poi, ma tardi. Prima di giungere ad effet­tuare il sistemi che ]y> indicato, se i pochi adoratori del potere, che ora sono alla destra non ingrosseranno la sinistra, le Camere saranno disciolte. Se il Senato non cederà, si farà una journée. Nulla si lascerà d'intentato. Le Camere sciolte, sotto l'influenza del ministero Gioberti le elezioni saranno del più tristo colore.
Ma che cosa si fa adunque? A me par tempo di resistenza. Se non altro conviene tentarla. Non diamo lo spettacolo all' Europa di lasciarsi trarre a rimorchio da una minorità che s'affratella cogli assassini di Roma e di Toscana. Se Iddio ha scritto che dobbiamo cadere, cadiamo almeno da forti. Ricomponga V. M., il ministero mutando quei pochi che mancano d'animo energico, e capace a rompere in visiera all'anarchia. Il Ministero si pre­senti alle Camere ricapitolando francamente e chiaramente gli errori e le perfidie dell'opposizione, ne denunzi altamente alla inazione le improntitudini, ed inni occulti, conchiuda con un'or­dinanza di scioglimento. Adoperi quindi tutti i mezzi legittimi per illuminare la nazione e per indurre gli elettori a recarsi ne' collegi. L'esercito ora è per noi. Lo è la guardia nazionale massime di Torino. V. M. faccia sentire la sua voce e non man­cheranno all'appello.
Soprattutto ella tenga per fermo che queste brevi e schiette parole sono dettate da quell'antico rispetto verso di T. M. e da quella carità di patria che mi faranno essere fino all'ultimo re­spiro colla più cordiale venerazione.
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