Rassegna storica del Risorgimento

1825 ; PROCESSI ; CARBONERIA ; MARCHE
anno <1922>   pagina <885>
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Processi e reazione generate mila Òarboneria eco. 888
quelli, che sì oppongono alle loro segrete società, o sono di con­trario partito. Quindi succede il bacio carbonico, (fol. cifc.).
Consumate tutte queste settarie cerimonie, il Reggente do­manda, se che ora è. Il primo Maestro Eeggitore risponde: Il sole tramonta sul nostro orizzonte * ed il secondo Maestro sog­giunge: Il sole non è più sul nostro orizzonte . Quindi il Reggente dice: Giacchi l'ora si fa tarda, chiudiamo i nostri travagli ; (fol. 39,45, 400, seg., 475, seg., 476, 496, 932, seg.), e molte volte si va poi ad una cena, che si era già preparata.
Le formalità poi, che si praticavano nelle aggregazioni alla segreta subalterna Società dei Fratelli del Dovere, erano quelle medesime, che si usavano in Carboneria. Diversa era la forinola dell'atto di recezione, ossia, come essi dicono, del battesimo. Que­sta era: In nome del Redentore dell'Universo, e per i poteri a me accordati, io ti battezzo, e ti costituisco Fratello del Dovere . Quando poi queste aggregazioni seguivano in qualche luogo par­ticolare, non si usavano tutte le formalità sopra riferite.
Da quanto si rileva in processo sembra, che il primo luogo destinato alle recezioni settarie fosse un orto annesso alla casa abitata da una tal Vittoria Celli, detta la Squadrona, con la quale abitava, e conviveva Luigi Nini di Longiano, di mestiere tintore, zelante settario, e graduato. Ih quest'orto si poteva venire tanto dalla parte dell'abitazione, che era situata nel locale, e recinto della Canonica, quanto dalla parte della strada detta delle Mura incontro la Fortezza, essendovi l'ingresso per mezzo di una porta, che veniva internamente chiusa.
Vi era in essa un fabbricato fatto costruire dalla Celli per uso di cavare la seta, che rimaneva sul finire dell'orto, ed era appoggiato al muro, Che chiudeva l'indicato orto. Incontro a questo fabbricato ve ne era un altro coperto solo col tetto. Il Nini zelante settario, come si è detto, ad effetto di propagare con più comodo, e con più riservatezza le segrete società sud­dette, fabbricò egli stesso un muro, con il quale chiuse questo fabbricato dalla parte corrispondente nell'orto, servendosi di mattoni di malta, ossia di creta, da esso stesso formati, e con­strusse con questi altresì un tramezzo, onde formare due camere. In quella interna vi aveva adattati dei sedili di tavola, fissandoli sopra alcuni regoli incassati nel muro. Quindi sul dubbio, che queste spesse loro riunioni potessero essere discuoperte, inco­minciarono ad eseguirle e formarle nelle camere superiori della