Rassegna storica del Risorgimento
ROMA
anno
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1922
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pagina
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931
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Boma segreta aWindomani detta HeHlmmmom 031
nella notte precedente alla domenica 4 maggio del 1817 egli, d'ordine supcriore,; leniva, arrestato in sua casa e, dopo una diligente perquisizione in cui erangli sefuestrate alcune lettere, veniva tradotto al Carcere ernìnaie (1).
II primo esame, cui il Ferri fu nel giorno stesso sottoposto, passò in domande indifferenti relative alla sua persona. Non così il secondo, sostenuto due domeniche appresso, nel 18 maggio. Egli che aveva dichiarato a tutta prima di non avere niente da dire, e di attribuire la sua carcerazione alla calunnia di qualche malevolo perchè non aveva commesso alcuna mancanza, su domanda, ammise di aver conosciuto quattro mesi innanzi al caffè Marafoschi certo Raffaele Pasquini, ex impiegato nel Demanio di Macerata, ch'orasi trattenuto in Roma per procurarsi un impiego ed ultimamente aveva ottenuto quello d'Ispettore di Polizia in Rieti. Ammise pure d'avergli una volta avviato una lettera per Rosa Fedeli in casa del cav. JTilippucci in Macerata, dove egli aveva abitato e ch'era quella donna per cui era stato sospeso a Mpìwk (2). Alla domanda poi se sapeva indicare il significato delle tre lettere B. 0. C, premesse alla firma del Pasquini nella corrispondenza in data 14 aprile, il Ferri capì il latino: spiegò il significato delle lettere, ma, dichiarando che desiderava sgravarsi d'una verità che formava in lui un demerito di cui sentiva nel cuore il peso , finì col confessare la sua ascrizione alla Carboneria da circa 4 o 5 mesi addietro per opera di Ciannavei d'Ascoli, domiciliato, a quanto egli credeva, in Rieti come capitano di quelle truppe di Finanza. Avendo spesso occasione di vederlo la sera al caffè di Piazza. Colonna, in cui veniva pure il Pasquini, anch'egli suo amico, il Ciannavei mi portò, un giorno in cui l'incontrai, a spasso per la stessa Piazza Colonna e con un lungo discorso mi fece intendere e mi spiegò che vi era una setta detta dèi Carbonari, la quale aveva per scopo Indipendenza d'Italia, per il di cui effetto agiva, e he vi era ascritto, eccitandomi contemporaneamente ad ascrivermici giacché ne aveva egli medesimo le facoltà. Io mi stetti pei- qual-
(1) Arcttivio di Statò in Roma. Tribunale Sapremo della S. Consulta, Commissione speciale pei processi dei àtiÈffi IsIB?:S 1804 a tutto maggio 1849. Pro*>. M 6: Tornea pagg. 427>: e segg.
(2) La Rosa era moglie: ài Domenico Fedeli, fratello dei recanatesi Vincenzo e Vito. Il Pasquini è dotto anconetano.