Rassegna storica del Risorgimento

ROMA
anno <1922>   pagina <933>
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Èoma segreta att'inétommti. della Umtauraziom 933
come quella più notoria dei Fra TMteeni, erano setto diversi no­mi regolate e dirette a questo selo ed identico scopo dell'Italica indipendenza e iife sona esse tutte unite in fraternità senza che una sia all'altra contraria (1).
Richiesto poi il Ferri se i Carbonaii contassero su qualche epoca probabile e determinata per l'effetto delle loro mire, ri­spose: Essi dicevano che poco tempo rimaneva all'effetto delle loro brame, al conseguimento cioè dell'Indipendenza italiana, e che attendevano di essere avvisati dai capi primarii della setta per eseguire una rivoluzione, la quale sarebbe stata garantita dalla forza di Potenza esterna; non dicevano però, o almeno non ho mai inteso se aspettassero una qualche circostanza favore­vole che potesse accadere in questo dominio pontificio (quale, qualunque mai possa, imaginarsi, Dio tenga lontano .
Pira Igletterej sequestrate a D: Luigi Ferri nella perquisi­zione e aHipite poi in processo, oltre quella già accennata dal Pasquini in data 14 aprile, erano una precedente del medesimo in data 11 febbraio, due del Q-erbi in data 0 gennaio e 13 aprile, una dell'Agostini in data 10 marzo al Oìì. D. Luigi recante dopo la firma, come nella surriferita del Pasquini, il seguente segno di riconoscimento -T (2). In tutte queste lettere erano frasi
sospette, sospette indicazioni e raecomandazi:Qia saluti di amici
(1) Da quel che il Ferri ammise Si rileva ohe gli aitimi avvenimenti avean lasciato ano strascico e mi fermento nella fantasia dei malcontenti Ita­liani. Il contegno simpatizzante ed equivoco con gl'indipendentisti, tenuto dagli Inglesi in Italia, quantunque, come è noto, per necessità dì alleanza e di patti diplomatici, alle Strette, non diverso da quello delle altre Potenze e solidale oon l'Austria, pur diede luogo e credito -aia VOfie e alla opinione, diffusa più o mono ad arte dai settari, che l'Inghilterra vedesse di buon occhio e appog­giasse sotto mono lo sette indipemlentisté italiane, facendo buon gioco alla loro politica e ai disegni inglesi. 0si: rimase miraggio ideale indimenticabile nell'animo degli Italiani quella nazionale Indipendenza, che, fcwtóo; (.caldeg­giata negli ultimi tempi, fu por un istante proclamata e propugnata con l'armi in pugno da un cavalleresco e sventurato: ioampione straniero, divenuto re no­stro, Gioacchino Marat. Quel miraggio, più che il progromma di politiche fran­chigie, agi tra noi fin da quei tempi come cemento unitario dei liberali della
penisola.
(2) Quantunque debba credersi ubo l(. Pasquini volesse apporre il ségno di riconoscimento carbonico, dóbMòmò però osservar ehelno colpi acce­lerati seguiti dal colpo lento èrano sogno di toccammio massonico di primo