Rassegna storica del Risorgimento

ROMA
anno <1922>   pagina <952>
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** Domemco Spadoni
Polizia e le sue occupazioni erano tendenti a discoprire le altre persali àdde'alla Società renderne inteso il Tribunale come era W>ÌWI la prelèdata 8. E. . Diesarne del Valentini si chiuse con questa sua dichiarazione: Io ho rivelato ciò che sapeva che se il Fisco mi credei cadMio dall'impunita faccia pure quello che crede, ma io sono innocente...* ' e se non ho rivelato cose posteriori è perchè non mi si è permesso nuovo abbocca­mento con sua Eccellenza .
Altro suo esame non risulta nel fragmento d'incarto pro­cessuale che abbiamo trovato allegato alla Busta 11 del Processo n. 6 sulle cospirazioni marchegianèj fragmento che contiene an­che la depofìifeie del Oiliberti. Ma quantunque il nome non fi­gari nelle note tre sentenze relative,; il Valentini fu certamente condannato e probabilmente fu uno dei tanti condannati fuori di quelle sentenze, in itòffiecononidMIl Valentini è del novero dei relegati nel forte di Civita Castellana, raffigurati nel noto acquarello ivi eseguito nel 1822 e dalle Memorie MmiiMom vi ri­sulta trasferito dal forte dì S. Leo nell'ottobre 1821.
Quel piano di rivoluzione romana e generale, di cui abbiamo sopra riportato il rivelo, era stato soltanto un prodotto della po­vera mente esaltata e disperata del Valentini, che in Eoma, al contatto dei Carbonari compagni di prigionia, aveva finito col tornare agli antichi amori, ovvero esso aveva anche un prece­dente, un addentellato, in altro disegno rivoluzionario, di cui, al dire del Valentini, gli avea parlato B cameriere Vincenzo e che si sarebbe dovuto effettuare intorno a quel tempo?
Certo- isi è che in quel tempo, per i molti arresti che si èrano venuti e si venivano ancora eseguendo in particolar modo nelle Marche, le Carceri nove e Castel S. Angelo andavan riempien­dosi di Carbonari e di uelin fatto questo che non dovea man­care di produrre anche negli adepti di Roma, specie corregionali, un qualche fermento e desiderio di procurare; come era loro im­pegno morale e come erasi pensato e tentato di fare anche al­trove, la loro liberazione con un colpo di mano, e al tempo stesso la liberazione del paese dall'abborrito governo dei preti e degli
stranieri.
Bai brano d'incartamento processuale da noi trovato incluso in una busta delle processure marchigiane, forse ad opera d'un riordinatore d'Archivio, non risulta che si facesse alcun passo contro il cameriere del principe Gabrielli, Vincenzo Fedeli. Pro-