Rassegna storica del Risorgimento
LATTANZI GIUSEPPE
anno
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1922
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pagina
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960
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060
G. Paladino
terra in massimo- grado. Vero è puro, come si vedrà appresso, il racconto della parte presa nel preparare la resistenza agli Austriaci tanto col discorso tenuto in seno alla vendita carbonara, dove il Lattanzi si trovò certamente in carattere, quanto col progetto di legge per la pubblica difesa.giretto a spronare il governo a una maggiore energia nell' apprestarti tnièsZquanto ancora con la disegnata missione dell'abate Jmìgi Ifemclnnf nelle Legazioni di Benevento e Pontecorvo, che, se ebbe luogo effettivamente, aggiunge un altro numero interessante alla irrequieta e torbida attività del canonico nolano durante i fatti del 20. Ma, se tutto ciò è vero, come prestar cieca fede alla storiella dei baroni siciliani recatisi a Milano a poi a Vienna per sollecitare l'elezione di un re proprio nell'isola, storiella, che con ogni verosimiglianza il nostro uomo inventò di sana pianta, falsificando il relativo documento, per ingraziarsi il governo di Napoli? Si poteva pensar sul serio in Sicilia a contrapporre all'erede legittimo di Ferdinando Borbone il fratello secondogènito? Ed era lecito aspettarsi il favore dell'Austria in un simile intrigo ?
Ad ogni modo il memoriale diretto dal Lattanzi alle autorità napoletane, specialmente se vien messo in relazione eon quel che sappiamo intorno ai precedenti di chi lo scrisse, contiene elomenti bastevoli ad intendere l'attività da lui spiegata nella metropoli in rivoluzione. Si può ritenere per certo che soltanto a scopo difensivo egli dicesse di aver messo piede una volta solo in una assemblea settaria. Tutto invece lascia credere che fu assiduo frequentatore di tali adunanze, e che parlò e fece sentire ripetutamente la sua voce Qerto è putte che, ritenendosi capace di interloquire su qualsiasi argomento, scribacchiò opuscoli e imbrattò carta in ogni maniera. M Infine innegabile che ordì e prese parte ad intrighi di ogni genere. Le caratteristiche insomma dol-l'arrufiapopolo, dell'imbroglione, che ha scelto a teatro delle sue gesta una grande città dallo irrito solitamente anarchico e reso ancor più confuso dalle circostanze, ) W< lÉlMtt felle Sue imprese un popolo buono quanto iguoraufe credulo quanto pauroso, quelle caratftjpMichm riscontrano o io m'inganno nel Lattanzi del venti napoletano.
Ma perchè fu egli arrestato?
A chi studia le vicende della rivoluzione testò ricordata non è ignota*, non fosse per altro che per l'accenno contenuto nella