Rassegna storica del Risorgimento

LATTANZI GIUSEPPE
anno <1922>   pagina <965>
immagine non disponibile

Wawoentura di Giuseppe Lattami a Napoli nel 1820 98lf
non comunicasse queste osservazioni al conte di Menz ? Comun­que dalla mancanza di documenti ulteriori è lecito pensare che quel diplomatica non rinnovasse le proteste:.
Intanto il LattanM attendeva in carcere la decisione della sua sorte* che non tardò a venire e fu a lui favorevole. Pur­troppo gli atti del processo svoltosi innanzi alla Gran Corte Cri­minale non son giunti fino a noi; non si hanno quindi gli ele­menti necessari! per chiarire molte oscurità. Ad esempio non si sa che contenesse il pezzo di carta sorpreso al Palladino nel mo­mento dell'arresto, mentre è certo che, se tentò di distruggerlo, doveva essere compromettente. La sentenza emessa TU novem­bre, che è l'unico documento tuttora conservate mandò assolti il Palladini, il Vecchia relli e il Maenza con una motivazione da cui appare manifesto l'intento di favorirli. I giudici infatti di­stinsero l'azione criminosa compiuta da essi* secondo l'accusa, nella provincia di Napoli da quella di Salerno e di Avellino, e, mentre pèf la prima li dichiararono esenti da ogni colpa per difetto di prove, per la seconda documentata dal proclama della Carboneria avellinese esistente negli atti, a maggioranza di tre voti contro due dichiararono non potersi gli accusati né de­tenere, nò inviare in deposito e ne ordinarono la liberazione perchè incompetenti a decidere. Dopo di ciò sarebbe stato lo­gico che il Palladini e i compagni venissero giudicati dai Tri­bunali di Salerno e di Avellino per i fatti accaduti in quelle circoscrizioni; il Pubblico Ministero Vecchioni concluse la sua requisitoria in quel senso; ma non se ne fece nulla, poiché con altra sentenza del 17 novembre la Corte Criminale dichiarò che li avrebbe messi a disposizione delle altee' Corti, nel solo caso cte esse ne avessero rivolta richiesta - Napoli. Naturalmente questa non venne, e i tre emissarii, per volontà del governo, certamente premuto dai Carbonari, furono lasciati tranquilli. H Palladini anzi intentò giudizio di calunnia contro il Borrelli, chiese al Parlamento che lo mettesse in istato di accusa per abuso di autorità e per aver fatto arrestare alcuni cittadini in­nocenti!; infine, all'appressarsi degli Austriaci, compì il bel gesto di perdonare al suo com'egli diceva persecutori versa-mente si comportò il Colletta, il quale colse l'occasione per infamare Pawersario, attribuendogli una condotta, che, come tutto lascia credere, il Borrelli non tenne.