Rassegna storica del Risorgimento

LATTANZI GIUSEPPE
anno <1922>   pagina <966>
immagine non disponibile

ft iéèe
- - *
Pure il Lattanzi, ohe forse accusò i compagni (1), fu man­dato assolto perchè, si disse, non si avevano prove della parte­cipazione sua alla trama, perchè, Sebbene si fosse assodato che atetà: .-arringato nella Vendita iaForfea sulle agamie del Sebeto, non si conoscevano ÌJ nomi del Gran Maestre *dei componenti la stessa, e perchè infine gli articoli B4 e 126 punivano l'at­tentato e la proposizione di una cospirazione, ma non già i nudi pensieri esposti in una carta rimasta presso chi l'aveva scritta . E anche qui evidente Io sforzo disfavorire il Lattanzi. Basta leggere il suo memoriale per vedere come egli pure partecipasse alle inquietudini per l'inerzia del governo, e non fosse estraneo neppur lui ai maneggi settari! per sostituirsi alle autorità re­sponsabili nel disporre ed effettuare l'armamento della Nazione. Ma, se i Tribunali lo liberarono dal carcere, il Borrelli, che lo riteneva colpevole, gl'intimo di uscire dal Regno. Il Lattanzi si rivolse allora al Ministro di Giustizia Ricciardi, e, per mezzo dell'ex-scolopio Urbano Lampredi, ottenne di non muoversi, ma, quando alcuni mesi dopo il duca Di Gallo lo segnalò al governo da Bologna come agente austriaco, il provvedimento di espul­sione venne rinnovato e quella volta con effetto quasi immediato, poiché il ritardo di pochi giorni frapposto alla partenza non di­pese da altro che dal recente parto della moglie Carolina Airenti.
Ed ora prima di finire domandiamoci se il Lattanzi fu dav­vero al servizio dell'Austria nel tempo in cui rimase a Napoli. Molti elementi, e la sua vita anteriore in ispecie, farebbero cre­dere di si. Ma i giudici partenopei non lo ritennero colpevole, ed anche io esito a condannarlo, per due ragioni principalmente. Una è che i popoli in guerra amano spesso cercare al di fuori le origini delle loro malefatte e sono proclivi a credere opera dei cosiddetti agenti provocatori ciò che è invece risultato delle proprie colpe. L'altra, di carattere speciale, risulta evidente dalle vicende posteriori dell'avventuriere di Nomi. Dopo l'avventura napoletana egli non tornò infatti in Lombardia, dove avrebbe certamente trovato ospitalità, se l'avesse meritata; si fermò in­vece a Roma, dove non aveva rimesso piede dopo l'affare delle
(1) Si badi a quel òhe scrisse nel memoriale: Mi venne in pensiero di-
stendere un progetto di legge di pubblica difesa per garantire il re e la
famiglia reale da ogni pericolo domestico di facinorosi partiti, die diffidenti la minacciavano .