Rassegna storica del Risorgimento

CIALDINI ENRICO
anno <1923>   pagina <26>
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sforzano ad essere reciprocamente avari? Oh! si purtroppo: questa triste verità mi suona si fattamente che anche in oggi prego Rinaldo d'un po' di vacuo e mi restringo al concesso spazio, onde risparmiare l'importo d'altra lettera. Grave sacrificio per me che non un mezzo foglio, ma ben più fogli amerei scriverle, tale è la pena che io provo ad abbandonare la penna quando per lei l'impugno.
Per cominciare da qualche lato ciò che ho a dirle; il dottor Ferrari (1) è sul punto di ritornarsene a Marsiglia, lasciando a me le opportune o importune istruzioni pei libri di cui Ella mi scrisse. In primis et ante omnia le premetto ch'io non potrò comprare neanche un volume, avendo appena di che vivere alla giornata, e alla mia maniera, vale a dire alla Trattoria del Gobbo, e il solo sborso d'uno scudo sarebbe un colpo di paralisi per me. Hoc postto., se quelle Signorie Reverendissime che chiesero conto sui libri li vogliono assolu­tamente favoriranno di esprimermi questa loro volontà con una cambiale, ed allora forse mi darò tutta la premura compatibile col mio temperamento e colla mia salute per bene eseguirla.
Il cugino Rinaldo (già medico e chirurgo in Italia, or trattore e barbiere a Parigi) ha esaurite tutte le notizie politiche, si che sarebbe superfluo l'ag­giungervi parola. Le dirò solo che venendo adesso fuori ho inteso, vagamente però, che in oggi s'uniscono tutti gli scolari nella gran piazza del Pantheon per deliberare in corpo del modo con cui essi intendono protestare contro l'il-! legatissima fornata di Pari che S. M. pretende di avere impastata e biscotta.
Alla mattina prima delle 6 dò 11 congedo al pacifico e smemorato Morfeo, balzo dalle morbide ma vedove piume, mi vesto, esco, corro, affretto, volo, ar­rivo con Rinaldo all'Ospedale Hòtel-DIeu, che resta a ragionata distanza, per intendere la celebre clinica chirurgica di Dupuytren (2); [e fo talora il tutto con tale rapidità, che mi trovo all'ospedale e mi sembra di sognare ancora. Dopo ciò si concede un meschino quarticello alla nostra parca mensa e si passa alla facoltà ove vi sono lezioni sino alle cinque della sera. Non voglio assi­stere a tutte, giacché ciò sarebbe inutile, poiché l'assicuro che dopo quattro ore di scuola non s'intende più un'acca; la mente ha bisogno di sollievo, e si resta in tal caso col solo corpo in iscuola. Passo la sera al gabinetto letterario, in cui vi sono buoni libri ed ottime stufe, ottime, giacché il freddo comincia a fischiare. Abbiamo avuto il piacere benché un po' alla sfuggita di vedere per due volte la neve, e dopo un mese e mezzo di continua pioggia e di continua nebbia. L'assicuro che ciò regala una maledetta malinconia e una certa noia inesprimibile: questa malinconia, questa noia sono un tacito desiderio del sole e dell'aria d'Italia; siamo graziosamente condannati al continuo confronto del nostro bello con questo brutto.
(1) Deve essere Iacopo 3ri;,. .ufc mM patriota di Reggio; .eie ebbe qualche parte nella rivolta M'M : eonosoiuro per la sueiHGome stu­dioso di Dante.
(2) Guglielmo Dupuytren CÉ?7-1835).