Rassegna storica del Risorgimento
CIALDINI ENRICO
anno
<
1923
>
pagina
<
27
>
Nella giovinezza di Bri/rìeo Oialémi 27
Ella mi scrive nelle sue poche righe, aggiunte a quelle del signor Zio, ch'io non mi esponga né al presente, né al futuro. Io potrei risponderle di si e tutto sarebbe finito. Ma Ella non merita menzogne, né io glie ne dirò, tanto più eh' io estimo questa frase e le altre simili dettate dal di Lei cuore, ma disapprovate dalla di lei ragione. E che? in ogni evento dovrei io nascondermi in una cantina; dovrei vedere i miei amici, 1 miei fratelli correre in mezzo dei pericoli alla libertà? ed io seguirli da lungi e in sicuro, per cogliere il frutto delle fatiche e delle glorie non mie? Dovrò desiderare continuamente un esito felice alla sacra causa nostra, senza osare di coadiuvarvi? Mi sarà concesso soltanto il desiderio, giammai l'azione? Soltanto le parole e giammai i fatti? Soltanto la parte d'aspirante, giammai quella di premiato? E se anche avessi a soccombere non le farà più onore un figlio estinto, ma italiano, che uri figlio salvo, ma vile? Tutte queste cose furono da lei costantemente calcolate e un solo impeto d'amore potea strappargli quelle frasi, che a sangue freddo Ella condannerà. Guai all'Italia se tutti i padri predicassero le stesse cose e fossero esauditi 1 No, io arrossirei di ricalcare il suolo natio, senza avere in me la coscienza di meritarlo. Mi perdoni, o caro Padre, la mia franchezza che disapprova la sua timida pena per me: si rammenti ciò che si è sofferto, ciò che si soffre; si rammenti quali siano i doveri che impongono onore e la libertà, si rammenti qual'è il mio temperamento, ed Ella converrà meco che ho amplissima ragione di disubbidirla questa volta.
Riverisca Pr. Gozzi, saluti gli amici, dia un bacio alla carissima Madre ed a Guido (1), mi scriva e si ricordi sempre del suo
ENRICO
Dopo qualche giorno la lettera già inviata gli parve di un tono poco riguardoso ed eccolo riscrivere al padre, non per ritrattarsi, ma per giustificarsi. Senonehè, 9 mio parere, Enrico, che non sa contenere il suo umore, che non sa fìngere, riesce, senza volerlo, in questa sua seconda lettera forse più aspro che nella precedente. -Oh anima sdegnosa quanto fu mai sempre sentito il tuo amore per l'Italia!!
Parigi 29 nov. 1831. Carissimo Padre mio, Le prime notizie di Lyon solleticando le mie speranze, avevano per conseguenza esaltato il mio sistema nervoso, e quando io le scrissi quattro giorni fa alcune righe nella lettera di Rinaldo, il mio cuore batteva più rapido, la mia mano non era ferma come al solito. A ciò solo deve attribuire quanto potesse esservi d'inconsiderato ne' pochi suddetti periodi, a meno che Ella non vog a prendere la cosa al vero e ripeterlo dal mio temperamento. Ahi dunque? Ella
(1) Il fratello minoro.