Rassegna storica del Risorgimento
CADORNA RAFFAELE
anno
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1923
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pagina
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98
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TO Carlo Pagani
di Garibaldi ad avanzare colle sue truppe negli Stati Ponéftci con pericolo di un intervento francese od austriaco, causa certa d'immane rovina. Oi volle tutta la fermezza di Eicasoli -nota L. Cadorna per scongiurare un atto così inconsulto che faceva tremare 8 vene e i polsi a Vittorio Emanuele e a Cavour e richiamare il Fanti al dover suo di non secondare quei progetti bencliè generosi e fare inveee comprendere a Garibaldi tutta le grandezza della sua missione quale Capo di un esercito italiano affinchè non scemasse questa grandezza che doveva mantenersi sacra e inviolata.
Eicasoli, anzi, mandò addirittura Cadorna a Modena da Fanti per sventare la trama ma ne tornò persuaso della inutilità dei suoi sforzi. La trama era evidente e una lettera del 27 ottobre di Medici a Mazzini conservata ifma le carte di B. Cadorna, lettera indirizzata per sicurezza a una mademoiselle Annette Morioe a Lugano e fortunatamente intercettata, la rivela completamente. Fu appunto, in virtù di questa missiva, che E. Cadorna scriveva a Fanti. Non è possibile tollerare a meno di suicidarsi di avere nelle file un comandante di brigata cospiratore .
Il dibattito continuò aspro fra Eicasoli e Farmi e ci volle l'intervento personale di Vittorio Emanuele per troncare le dispute e allontanare il pericolo. Questo intervento era stato richiesto da Eicasoli per mezzo di Fabrizi ma nello stesso giorno in cui questa lettera partiva, il Ee allarmato per le tèsti notizie scriveva di proprio impulso a Fanti consigliandolo a dimettersi e a dare a Garibaldi lo stesso consiglio.
La situazione è giudicata dal gen. L. Cadorna in modo conclusivo. H gen. Fanti non volendo trasgredire al consiglio del Ee e non potendo risolversi a desistere dal suo proponimento, deliberò di lasciare piuttosto il comando. Ma poiché a nessuno bastava l'animo di accettare quella rinuncia che avrebbe privato resercito alleato di un abile capo e, per di più. di un elemento di ordine, l'indugio portò consiglio e facendo prevalere il sentimento della concordia; Farmi e Fanti finirono col persuadersi dei pericoli a cui si sarebbe andati incontro col fomentare quei moti delle parche lasciando Garibaldi presso i confini, per modo che, senza revocare le istruzioni date, fecero sì che rimanessero lettera morta .
Senonehè, a questo punto, Garibaldi, non volendo sottomettersi, invece di abbandonare' 31 comando, affrettò gli armamenti