Rassegna storica del Risorgimento

CADORNA RAFFAELE
anno <1923>   pagina <99>
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Il generale Raffaele Cadorna UUstrato dal ecc. 99
dichiarando apertamente il suo proposito di andare avanti. Al­lora Farini e Fanti chiamarono Garibaldi a Bologna e dopo lungo discutere, questi promise, che nulla più avrebbe fatto contro la volontà dei reggitori dello Stato. Ma ecco che, inaspettatamente, l'indomani, Garibaldi annunciava per telegramma che avendo avuta notizia di sollevazioni nelle Marche, la sua Divisione avrebbe passata la frontiera.
Cavour, subito informato, scriveva a La Marmerà: Il Re deve agire direttamente e sema esitazione Vittorio Emanuele, infatti, chiamò Garibaldi a Torino e gli parlò. Era il 16 di no­vembre. L'effetto fu prodigioso. Garibaldi si dimise dal proprio Comando pubblicando quel celebre manifesto agl'Italiani in cui diceva di allontanarsi dal servizio militare, ma che il giorno in cui il Re lo avesse chiamato, avrebbe trovata un'arma qua­lunque per stringersi intorno al sovrano incapace di retrocedere dal suo generoso proposito .
Allontanato Garibaldi, E. Cadorna ordinava al generale Ste­fanelli di prendere il comando della Divisione toscana.
L'11 e 12 marzo 1860 la Toscana col suo plebiscito, si univa al Piemonte. Pochi giorni dopo Raffaele Cadorna veniva nomi­nato comandante la Brigata Aosta. E il 14 luglio dopo aver preso parte quale Commissario Regio alla delimitazione dei nuovi confini coli'Austria assumeva il comando della 13a Divisione.
Nello stesso mese il prode soldato ebbe una lieta sorpresa. E Re, richiesto dal Municipio di Firenze, decretava che Raffaele Cadorna e i suoi figli maschi fossero inscritti in perpetuo nel libro d'oro della nobiltà fiorentina.
1860 La campagna delle Marche e dell'Umbria.
È ben noto che dopo la eroica spedizione dei Mille, il conte di Cavour capì che sarebbe stato imprudente far continuare l'im­presa dalle sole forze rivoluzionarie benché gli l'avesse d'ac­cordo col Re incoraggiata e soccorsa, essendo evidente che Ga­ribaldi e i più accesi seguaci che lo accompagnavano, laggiù dal fondo della Calabria dove erano già passati col colonnello Missóri avrebbero intrapresa la marcia su Roma provocando in tal modo la Francia e costringendola a un intervento armato che sarebbe riuscito fatale all'Italia. E però il grande uomo di Stato intuì l'assoluta necessità che il Governo del Re prendesse nelle