Rassegna storica del Risorgimento
CADORNA RAFFAELE
anno
<
1923
>
pagina
<
106
>
Carlo Pagami
narra a proposito di quella risoluzione. Basti il dire che per efletto dei documenti e telegrammi da lui pubblicati - lettere e dispacci scambiati tra il Re, La Marmerà, il generale Petti-nengo e Oialdini è dimostrato ben chiaro che la ritirata fu voluta recisamente da Oialdini, il che fece Sé che tu imposta o quasi da lui ai suoi generali convenuti a Bondeno, mentre così giudica Luigi Cadorna questo era l'ultimo pensiero che doveva balenare alla mente del Comandante dell'Armata sul Po . Concetto, questo, non diviso dal padre suo uno dei convocati al Convegno di Bondeno innanzi al quale con franchezza e lealtà militare espose il suo pensiero che si dovesse passare subito il Po e non retrocedere . Oialdini lo interruppe, e dopo un lungo discorso del generale Mezzacapo favorevole alla ritirata, senza chiedere il parere degli altri generali, levò la seduta facendo comprendere così la sua ferma risoluzione d'indietreggiare. Allora i generali rimasero silenziosi. In una sua lettera diretta nel 1894 al generale Corsi, B. Cadorna dichiara per parte sua di aver ricevuta a Bondeno la impressione ohe quella convocazione fosse fatta per impartire ordini e non per udire dei pareri e quanto al silenzio degli altri egli lo interpretò nel senso che essi ritennero di non essere chiamati ad esporre il loro pensiero liberamente quando fossero contrari al passaggio del Po e alla conseguente avanzata ma ad ascoltare e nuli'altro .
L'ordine dato subito da Oialdini all'Armata fu di ripiegare su Modena.
Veniamo all'epilogo.
H 5 di luglio giungeva inaspettato e dolorosissimo al Quartiere Generale Italiano il telegramma col quale Napoleone IH annunciava a Vittorio Emanuele la cessione del Veneto alla Francia e quindi la sospensione delle ostilità. Allora, allo scopo di ottenere i maggiori possibili risultati prima che la pace ci incogliesse, fu deciso che tutto l'esercito fosse diviso in sei corpi d'armata di tre divisioni ciascuno più uno di due Divisioni a cui si aggiungeva una divisione di Cavalleria (in tutto 150000 uomini circa) Oialdini Comandante in capo.
Questo Corpo di spedizione doveva muovere a grandi giornate verso l'Isonzo, cacciare gli Austriaci da quelle frontiere, appoggiarsi a Trieste e, se il caso lo avesse richiesto, passare le Alpi e avanzare su Vienna.