Rassegna storica del Risorgimento
CADORNA RAFFAELE
anno
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1923
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pagina
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114
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114 Carlo Pagani
anni dopo che la Consulta Araldica aveva opposte gravi difficoltà al riconoscimento del patriziato poiché secondo la legislazione italiana non poteva essere conferito dai municipi ma la stessa Consulta riconobbe subito il fatto allorché seppe che essendosi conferito il patriziato a Cadorna prima del plebiscito, quando ancora vigeva la legge pontificia che conferma tale facoltà ai Comuni, la nomina sua era perfettamente legale Ne derivò osserva il figlio che il generale Baffaele Cadorna fu insignito del patriziato romano per la breccia di Porta Pia in virtù di una legge pontificia.
Sette anni dopo il generale Eaffaele Cadorna veniva collocato a riposo. Questo provvedimento del ministro della guerra generale Luigi Mezzacapò fu un colpo ben rude per l'illustre generale, per il grande cittadino, per il prode soldato che ne era stato inaspettatamente colpito. H vincitore di Roma aveva ragione di credere che finché gli fossero rimaste pressoché intatte le forze* e ancora lo erano, la Patria avrebbe ascritto a sua fortuna valersi dell'opera sua. Invece, nel 1876 egli fu per ragioni politiche d'indole specialmente parlamentare, creduto opportuno il suo collocamento* a riposo. La ingiusta misura scatenò una tempesta in Senato, alla Camera e in tutto il Paese. Solamente il Cadorna potè trattenere in sé stesso la interna rivolta è nel lasciare le truppe, seppe trovare parole degne del suo carattere e del suo cuore. Abnegazione e disciplina siano sempre vostra guida: tutti i vostri sforzi, tutti i vostri voti sieno sempre diretti al bene inseparabile del Be e
della Patria .
Nell'esercito, solamente un alto sentimento di disciplina impose il silenzio. Ma quando nel 1878, in occasione dei funerali del Padre della Patria, il generale comparve nelle sale del Quirinale, la folla degli ufficiali che vi si era adunata ebbe, nel vederlo, un movimento di gioiosa sorpresa; istintivamente si ritrasse al suo passaggio, rispettosa s'inchinò. Era ancora il cuore dell'Esercito che batteva all'unisono con quello del suo
duce e maestro.
Boma era sempre il suo ricordo più solenne e più caro. 'Tuttavia, nel 1895, il generale non volle assistere alla commemorazione . del 25 anniversario della liberazione. Troppo gli ripugnava apparirvi in aspetto di trionfatore, sdegnato com'era