Rassegna storica del Risorgimento

"FIGLIUOLI DELLA GIOVINE ITALIA"; MUSOLINO BENEDETTO JUNIOR ; SE
anno <1923>   pagina <854>
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804 Giuseppe Paladino
duta, doveva essere assai pericolosa? Bra una letìfera, che sì tìngeva scritta dal Dittatore Supremo all'altro fratello Muso-lino, Giorgio, per autorizzarlo ad iniziare Nicola Eicciardelli da Pescocostanzo (cantone di Sulmona, provincia d'Abruzzo), già soldato net 1 règgùnento Oavalleggeri della Guardia e allora sergente nelle Guardie d'Onore, il cui nome, segnato in inchio­stro simpatico a margine del foglio, era stato scoperto col so­lito reagente. Insomma un altro elemento, che veniva ad ag­giungersi a quelli già raccolti e che, insieme con i documenti rinvenuti in casa Barbuto, giusta le indicazioni del parroco, passò nelle mani dell'istruttore.
Vincenzo Marchese, elle aveva l'incarico di compilare il processo, non era alle sue prime armi; da qualche tempo anzi non faceva che occuparsi di processi politici. Acquistò tale pra­tica in quel campo da guadagnarsi la fama di specialista rico­nosciutagli dal ministro Del Carretto nelle note caratteristiche (1). A lui rese il suo costituto Benedetto Musolino il 4 giugno. Egli negò tutto, di appartenere alla setta, come di conoscere i de-nunzianti; smentì di aver scritte le lettere che gli si attribui­vano, ammise di essere stato in corrispondenza col Settembrini, da lui conosciuto nello studio del Furiati fin dal 1828, ma solo per fargli ottenere il trasloco da Catanzaro a Napoli; negò che la lettera rinvenuta nelle scale della sua abitazione gli appar­tenesse, dichiarando che il fratello Giorgio viveva fra Trieste e Venezia per ragioni di affari, e disse di non conoscere il Rte-ciardelli. Anche il Settembrini, interrogato tre giorni dopo, si mantenne sulla negativa; respinse le lettere che gli si attribui­vano, negò di conoscere il Barbuto e l'Anastasio, ammise di aver scritto al Musolino ma di altre cose. Non di più il Mar­chese riuscì a cavare dall'altro Musolino, Pasquale, e dal Eic­ciardelli, che, arrestato il 4 giugno nella sua casa in Napoli, ej non, come Si è detto, in Aquila (2), venne, come militare, rin­chiuso in Castel dell'Ovo, anziché in S. Maria Apparente, e colà rimase fino all'ultimo. H Sèrvo Marramao invece con le sue ri­velazioni compromise non leggermente le sorti del padrone. Egli indicò un secondo pseudonimo, ancora ignoto, sotto il quale si celava Benedetto Musolino, e fece così scoprire altre cinque
(1) Nisco, p. 21, cW utilizati docuraeriE CSM!?*
(2) MT78OUNO, BivolWfiwte, pp. XII, 17-