Rassegna storica del Risorgimento

"FIGLIUOLI DELLA GIOVINE ITALIA"; MUSOLINO BENEDETTO JUNIOR ; SE
anno <1923>   pagina <855>
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Benedetto MmoUno Liegi Settembrini, eco. 855
lettere provenienti dalla Calabria, in cui persona bene informata, servendosi dell'inchiostro simpatico, annunziava le ultime scon­fortanti novità sull'andamento dell'associazione. Inoltre in quegli stessi giorni il principe di Giardinelli, preso da zelo veramente degno di un neofita per la scoperta dei rei (si offrì persino di far rieherche per arrestare l'Anastasio appartenente ad altra provincia), mandò varii frammenti di lettere rinvenute lacerate sotto le finestre della casa di Saverio Bianchi, in Catanzaro, una delle quali, esaminata attentamente, conteneva notizie sulla co­spirazione e risultò diretta dal Huaolino al Settembrini stesso, e un elenco di persone sospette, conosciute a Livorno durante f esilio con una missiva per Vincenzo Regnanti Oarcas da Malta, figlio del console russo in quella città, ut cui lo esortava a ri­velare tutto* Ohe il Giardinelli credesse alla diffusione della setta in un centro per solito agitato, come Livorno, è probabile; ma la Polizia non volle per il momento estendere le ricerche fuori del Eegno e quindi non si servì della lettera al Oarcas e si astenne anche dal chiedere conto di Giorgio Musolino al go­verno austriaco nel Lombardo-Veneto.
Il Marchese, vennto in possesso di tanti elementi prima i-gnoti, volle interrogare per la seconda volta gli arrestati e met­terli a confronto cogli accusatori; ma il Musolino continuò a negar tutto anche in faccia del domestico infedele e dello Sci-pliui e il Settembrini fece altrettanto di fronte al Barbuto. H giorno stesso del secondo interrogatorio (19 giugno) e non del primo, come si legge nelle Ricordanze, il Settembrini potè scri­vere alla moglie: Finalmente posso scriverti le diceva con indicibile piacere . Le dava notìzie di sé: Di corpo sto bene, di animo stoicamente tranquillo . Chiedeva conto del figlio Raffaele natogli in Catanzaro due anni prima. Sconsigliavala dal recarsi in; Napoli per evitare spese. per le condizioni, in cui si trovava (era Scinta). * Ma non essendo giusto che stia a carico neppure ÉÉ povero mio fratello Poppino (impiegato nell'Intendenza di Catanzaro), fa di vendere tutto e paga la tua porzione; vendi i mobili ed anche i libri, salvo i migliori latini é greci . Riceveva il vitto dalla suocera (nelle Ricor­dante si legge che fu autorizzato a comperarlo da una taverna vicina al carcere); ma le zie paterne non si curavano di lui. La lettera commovente ed umana terminava con l'infondere co­raggio alla Gigia e raccomandarle il figliuoletto. Il Marchese