Rassegna storica del Risorgimento

"FIGLIUOLI DELLA GIOVINE ITALIA"; MUSOLINO BENEDETTO JUNIOR ; SE
anno <1923>   pagina <857>
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Benedétte Muaolino, Luigi Settembrina ecc. 857
ciò risulta chiaramente dai verbali. Il buon Settembrini perdonò al concaptivo la pericolosa confessione e non ne fece motto nelle Bicordowze; ma essa, confermando una delle rivelazioni del prete, ne rafforzò le accuse di tanto di quanto aggravò la condizione M prigioniero. Vero '.e che dm; seguito l'Anastasio, pentito di quanto aveva detto, volle dare a credere che la corrispondenza si riferiva: M altro e sostenne, anche di fronte al Barbuto* di non aver parlato di cose settarie,clan Itti, ma la prima confes­sione rimase e nocque al Settembrini.
Nulla invece si riuscì a cavare dal Bianchi arrestalo; tè con-dotto a Napoli e dagli studenti sorpresi in casa Muso-lino. La Polizia, a mezzo dei suoi emissarii o di altri prigionie-ri, tentò di ottenere' dfei,essicivelazioni a danno degli accusati, ma, riuscito vano ogni sforzo, i quattro giovani vennero liberati (1).
Se però i'edifizio dell'aeeusa non potè giovarsi di quelle te­stimonianze, contribuì a rafforzarlo con le sue confessioni un altro delatore, vero tipo da manicomio, Giacomo Escalonne. Co­stui, figlio di un antico militare francese accasato in Catanzaro, messo in carcere per aver tentato di emigrare senza passaporto, disse, non richiesto, che il Settembrini avevalo invitato ad e trare nella setta, ciò che égli --frasi rifiutato di fare, perchè Pini-ziatore non aveva voluto informarlo preventivamente della sua organizzazione e degli scopi che si proponevano. Successivamente altri lo premurò ad iscriversi, ma con eguale risultato. Tutto questo narrò PEscalonne all'Intendente Giardinetti, ma, quando lo condussero a Napoli, ritrattò le cose dette, asserendo di aver scritto la denunzia sotto l'influenza delle autorità di Catanzaro e che il Settembrini, suo maestro, mai avevagli parlato di sètte, salvo poi a disdirsi di nuovo in un secondo interrogatorio, nel quale confermò la confessione primitiva. E l'accusa al Settem­brini egli mantenne anche quando fu messo a confronto con lui.
Pai'evaHormai al Marchese, dopo tutto ciò, di aver raccolto protfe sufficienti per rinviare gli accusati al giudizio della Com­missione Suprema pei delitti statarli. Ed infatti nel Consiglio di
(1) 11 SirmsMiJitiNJ accenna nello Biwaam (p. 185) ad approcci del ggi nere i parte delia Polita uriche verso f accusati principali; mu di ciò non rimane traccia nojg~tìfeP riconoscevano L uno: coli ifógHwo. mediante notni-
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