Rassegna storica del Risorgimento
"FIGLIUOLI DELLA GIOVINE ITALIA"; MUSOLINO BENEDETTO JUNIOR ; SE
anno
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1923
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pagina
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859
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Benedetto làmMo, Luigi Settembrini, ecc. 859
domina nella sentenza, con cui esso si chiuse, e spiega perebè finì con l'assoluzione degli imputati. A formarla contribuì in sommo grado l'errore in cui cadde il Marchese di citare mi documento di tanta importanza senza metterlo sotto gli occhi dei magistrati, mentre, nella impossibilità di alligarlo agli atti, essendo ormai stato distrutto, meglio avrebbe fatto a tacerne.
In sostanza la nuova istruttoria non aggiunse altra prova seria a quelle già raccolte oltre il dossier Vincenti, che però aggravò notevolmente la posizione del Musolino, contenendo patenti di nomina a vari! gradi sottoscritte di suo pugno.
Durante la stessa seconda fase del processo, la Polizia venne in possésso del noto MèitóQfìmdwti già riassunto, che le autorità toscane non trasmisero in una alle altre carte. Esso fu comunicato dall'inviato austriaco Lebzeltem il 21 maggio con la solita raccomandazione, che si ripeteva in tutti i casi del genere, di servirsene senza manifestare la fonte di provenienza. Ma la Polizia credette bene di non rimetterlo all'autorità giudiziaria, forse perchè temeva che se ne divulgasse la conoscenza. Eppure, racchiudendo la storia dell'associazione fondata dal Musolino fino all'epoca della venuta del Vincenti a Napoli, quel documento avrebbe offerto un ottimo mezzo pei' controllare le prove, che dell'esistenza dei Figliuoli della Giovane Italia si avevano da altre parti. Ihi quello un altro madornale errore della Polizia, che del resto credeva fermamente, anche senzat.il MemWòdum, di aver finito il proprio compito e di aver addotto un complesso di prove a carico degli imputati, dal quale non sarebbero riusciti a liberarsi. La magistratura ritenne invece insufficiente quanto l'altra aveva fatto,, .sìaeltè fra le1 due autorità cominciò un duello interessantissimo, di cui ci prepariamo a rivelare il retroscena.
La Commissione Suprema, composta del Presidente Domenico Girolami, quello stesso che aveva diretto la causa pei fatti di Monteforte (1), dei consiglieri Morelli, Laudaci e JBenauni giudici borghesi e del colonnello Della Spina, il 5 settembre '40 mise in libertà assoluta il domestico Marramao e provvisoria Saverio Bianchi, dichiarando gli altri in legittimo arresto. Il Laudati, incaricato di raccogliere i costituti degli accusati, espletò
(1) Un cenno biografico sa lui è in F. NicouKfy Muoia Nicolìni e QU studi giuridici nétta prima metà <M secolo XIX, Napoli. 1907, p. 408.