Rassegna storica del Risorgimento

"FIGLIUOLI DELLA GIOVINE ITALIA"; MUSOLINO BENEDETTO JUNIOR ; SE
anno <1923>   pagina <872>
immagine non disponibile

872 Giweppe Paladino
Il ministro, richiamandosi all'opinione altra volta manifestata, proponeva ohe venisse sciolta, e sostituit-a colle Corti speciali, dando però tm segno di riconoscenza al Girolamo al Be' Luca e al Marchese. I re buoni scriveva il Del Garretto nel suo * solito stile caratteristico sono ispirati da Dioj quindi V. M. non senta che i moti del suo cuore, e certamente nel tempo stesso sarà clemente verso i rei della Giovane Italia, rei as-< solutamente tali, rei senza replica (e la cabala e il danaro dicano ciò ohe vogliono), statuirà nel rimanente della deci- sione V. M. un'imponenza governativa sopra i malvagi, mas- sime in questi tempi di mistiche barbe e di rabbuffati leoni a cuor di conigli forse giunti al cimento: sapienti panca . Ma Ferdinando rinviò ogni deliberazione a dopo risoluto il processo per i fatti di Aquila dell'8 settembre 1841. Rimane dunque as­sodato ohe, a sette mesi di distanza dalla sentenza p er "il caso Musolino, nessun provvedimento era stato deciso o concretato ai danni della Commissione Suprema, che l'aveva emanata, nò nella sua collettività, né nei membri, che la componevano (1). E due anni dopo essa esisteva ancora.
Altre suppliche numerose rivolsero al re e al ministro i prigionieri. Vi accenna pure il Settembrini nelle incordarne (I, 190-2). Il Bianchi tentò invano che la Commissione Suprema mutasse la sentenza di libertà provvisoria emanata contro di lui in .altra di libertà assoluta. Un curioso incidente venne w rompere la monotonìa del carcere. Nel marzo del '42 fu sco­perta per caso una corrispondenza fra Benedetto Musolino, che si firmava PoUahr e la moglie del Settembrini, detta Salica. Le lettere risalivano a qualche mese innanzi, e la Polizia volle in­terpretarle come documento di una relazione amorosa, la quale a dire del ministro del Carretto, mostrava a chiare note in qual conto tener si dovessero le tante dicerìe nella difesa della causa sul!'inquisizione pur fatta in Catanzaro peiènfc litare le pruove irrefragabili del processo, secondando così tutti i maneggi per potenti fini, onde la causa e i rei avessero buon vento *; mentre in realtà, se non si vuol credere che il giovane calabrese fosse così astuto da celare sotto un linguaggio apparentemente innocuo sentimenti non lodevoli, si tratta di
(1) Lo notisi, lasciate dal MufiOMNO tt dal SW*WWKIKL in proposito, po*-cano dunque di inesattezza*