Rassegna storica del Risorgimento

TANGERI ; GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1923>   pagina <880>
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Noterella Garibaldina: Tangeri. (GHISALBERTF ALBERTO) In torno alle vicende del secondo esilio di Garibaldi molti hanno discorso. Senza contare quanto egli stesso narra nelle Me­morie e negli Scritti pubblicati dal Ciampoli, la letteratura sull'argomento annovera i nomi del Guerrini, del Brancaccio, del Petella, del Casaretto, del Nelson Gay, del Rossetti. Ad una delle tappe di questo esilio, alla sosta in Tangeri, si riferisce anche il documento ch'io oggi pubblico. Eespinto da Gibilterra, il Niz­zardo giunse in Tangeri al tramonto del 14 novembre 1849 sur un vapore spagnolo. Non lo chiamava laggiù voce d'amico, che egli non vi conosceva alcuno, ed anzi doveva essere assai in­certo dell'accoglienza che gli avrebbe fatta quel Console sardo. Aveva scelto quella terra veramente barbaresca perchè, deside­roso di non allontanarsi troppo dall'Italia, quello era, come dice il Rossetti, il solo rifugio che gli si presentasse aperto. Ma il regio rappresentante G. B. Oarpenetti, vinto dal fascino che si sprigionava dalla persona del Generale, gli offrì spontaneamente ospitalità in sua casa, liberandolo dall'imbarazzo di trovarsi un alloggio in quella misera città. U Gabinetto di Torino non mancò, pare, di rivolgere qualche osservazione al Carpenetti per quei suo gesto, ma il brav'uomo non ritenne di dover mutare con­dotta. Garibaldi, del resto, viveva vita ritiratissima e tranquilla, Spago delle distrazioni che gli offriva la buona caccia sulle col­line circostanti. Per evitar grattacapi al suo generoso ospite s'affrettava, anzi, a smentire la voce, circolata ai primi di gen­naio del '50, che egli stesse formando una Legione italiana, voce che aveva fatto accorrere a Tangeri qualche giovane voglioso di riprendere la partita mal chiusa dopo i rovesci dell'anno prece­dente. Ma la relazione d'amicizia strettasi tra il Generale ed il Carpenetti nocque probabilmente a quest'ultimo, che tre mesi dopo la partenza di Garibaldi fu collocato a riposo in ancor gio­vane e1 Forse la lettera di Garibaldi a Valerio del 13 giù-