Rassegna storica del Risorgimento

1820 ; AUSTRIA ; NAPOLI ; FIRENZE ; ROMA
anno <1923>   pagina <893>
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Varietà ài pagine sparse 803
emissario il 30 di quello stesso mese di agosto che, se non po-Ipà giungere a Napoli, feseitornato sollecitamente a Milano.
Ma pochi giorni dopo, Jnte le ultime esitazioni,'il Questiaux giunse a Napoli e subito, valendosi delle sue numerose aderenze, si mise a l'opera per illuminare, secondo l'incarico ricevuto, il Governo di Milano e per esso il superiore Governo di Vufima sulla stabi­lità del Governo costituzionale e sullo spirito pubblico delle varie classi della popolazione napoletana. Frequenti furono le lettere inviate negli ultimi giorni dell'agosto e nei primi giorni del suc­cessivo settembre e fatte pervenire al governatore di Milano a mezzo di persona di fiducia. Ma più importante è il rapporto che egli, a missione compiuta, rimetteva il 7 ottobre allo stesso conte Strassoldo. In questo documento, ampio e dettagliato, il Questiaux risaliva ai prodromi remoti della rivoluzione che di­ceva provocata dall'imprevidenza governativa, affermava, sulla base di testimonianze autorevoli, che non solo il Be, ma anche il Principe ereditario, accordando la costituzione, avevano ceduto alla violenza, trattava separatamente dei vari ministri e della loro fede politica, delle sette dei Carbonari e dei Calderari, e in ultimo, descrivendo la gl'ave e difficile situazione del Eegno, di­mostrava la grande opportunità per l'Austria di approfittare dei torbidi della Sicilia e di occupare Napoli prima della riunione del Parlamento.
Nel viaggio di ritorno il Questiaux si era fermato a Boma e vi era rimasto 18 giorni, avvicinando persone di tutte le con­dizioni sociali; poi era successivamente passato in varie città dello Stato Pontifìcio, a Terni, Spoleto, a Foligno, a Perugia e a Bologna. Nello stesso rapporto del 7 ottobre 1820 riferiva al conte Strassoldo che, dovunque, aveva riscontrato perfetta tranquillità e che non v'era timore di rivoluzioni, sebbene il re­cente moto costituzionale di Napoli fosse stato accolto con grande favore e le nuove idee liberali avessero guadagnato molti proseliti. Ma i liberali si tenevano tranquilli, perchè era convin­zione comune anche fra gli ecclesiastici, ma sovratufcto fra i nobili, che alla morte di papa Pio VII vi sarebbe stata sepa­razione assoluta tra il potere spirituale e il potere temporale.
Da Bologna, il fiduciario belga a servizio del Governo austriaco si recò a Firenze e le informazioni che egli dà nello stesso suo rapporto intorno alle condizioni del Granducato non potrebbero essere migliori: Quando si arriva in Toscana, dice,