Rassegna storica del Risorgimento

1820 ; AUSTRIA ; NAPOLI ; FIRENZE ; ROMA
anno <1923>   pagina <900>
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900 Recensióni
dui Tronto o di Pescara, con la ma di Gaeta (lo gennaio nofl) orni jrmi-stizio di Sparanise e insieme con lo sfacelo doli-esercito borbonici 'è con'4*1-! siiìltizione" della Repubblica Partenopea.
TI Simìonì,.4n questo ano nuovo studio, riferisce minatamente .'titit.'fii. gtl avvenimenti accennati Stilla scorta di óenìnenti dell'Archivio tf ;s*a!to di Napoli e dei rapporti del Residente veneziano presso fa fefceT; lofceMe borbonico e. sulla fine, determina le cagioni principali della disfatta militate.' il disordine dell'organizzazione, clic (llèlrnsse. nell'eserel'tOi tot forza morale gli orrori dei comandanti, lo scoraggiamento ti elle truppe che, non avendo fiducia nei capi, attribuirono esclusivamente a tradimento; la mala condotta del' superiori.
E. Jìtoapa-
EUGENIO DI CARLO, Lettere inedite di Cesare Balbo e Luigi Taparelli d'Azeglio, con prefazione illustrativa e appendice. Torino, G. B. Paravia e C, 1923, pp. 63, L, 6.
Le lettere del Balbo e del Taparelli d'Azeglio (1847), ora per la prima volta pubblicate, riguardano la questiono dei Gesuiti, che ora allora assai ymtx in Italia, sopratutto in seguito al iliero attacco;, -sféi-raslio dal (tiniietti entro celebre Compagnia. Il Di Carlo, mancandogli gli elementi, non ha potuto Stabilire come fra Cesare Balbo e il cugino Taparelli si sìa venuti ad una di­scussione ni Gesuiti, ma. conoscendo assai bene, pei suoi stadi precedenti, nomini e cose del tempo, ritiene probabile che essa abbia avuto occasione dalla pubblicazione dell'opuscolo sulla nazionalità dello stesso Taparelli.
Il Balbo aveva giù abbozzato la sua professione di fede nel suo Somma­rio della Storia d'Italia , ma, come è noto, in questo suo libro non si era. spinto oltre il 1814: ora invece, nella lettera del 20 febbraro 1847, scendeva sino ai suoi tempi e si occupava dei Gesuiti dalla Restaurazione in poi. Degni di nota sono i giudizi ohe egli esprimo sulla soppressione e sulla restaurazione del­l' Ordine: chiama I prima una vera bricconata di cortigiani e filosofanti e la seconda un atto di giustizia. Dei Gesuiti egli non tesse ohe lodi lo quali si compendiano nel giudizio riassuntivo: Son persuaso della vostra utilità religiosa tali quali siete . Muove però rimprovero ad essi di essere inabili in politica come quelli che ritenevano intimamente unite le due causo del­l'altare e del trono, e, sulla fine della stessa lettera, prevedendo la possibile obiezione: affermava che i Gnsni avevano effettivamente una politica e non potevano non averla o porgeva loro il consiglio di riformarne l'indirizzo, di farsi essi stessi liberali moderati se non preferivano di essere ancora perso-coitati dal secolo e se al secolo intendevano giovare.
A questa lettera il Taparelli rispondeva da Palermo il 17 marzo 1847, esprimendo hi sua soddisfazione por le idee del cugino ohe dichiarava cosi