Rassegna storica del Risorgimento

PUCCINI NICCOL? ; POERIO ALESSANDRO
anno <1925>   pagina <144>
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A, Zanetti
e die, scritte nell'intimità confidenziale dell'amicizia, nulla tolgono al carattere morale del Nostro. In quella del 1830 egli avvertiva il Puccini della Rivoluzione di luglio in Francia che suscitò tante speranze seguite da non meno grandi ed amare delusioni. Il Poerio s'affrettava a dare all'amico i particolari del rivolgimento che scuoteva anche il Niccolini dalla sua incredulità. Egli stesso si recò poi a Parigi, donde meditava col Pepe di aiutare la rivoluzione di Bologna.
Ma la Francia, scrive il D'Ayala (1) già allora maturava i suoi destini di corruzione, di rilassamento, di miscredenza politica , ed è pur troppo noto come essa abbandonasse i nostri patrioti del 'pfc alle vendette austriache e pontificie. Il Poerio soggiornò in Francia fino al 1835, fino a quando gli fu dato di ritornare a Napoli nel seno della sua famiglia. E di là riprese la corrispondenza epistolare col Puccini, che, pure con qualche più o meno lungo intervallo, continuò fino al 1847, fino quasi alla vigilia della partenza per la guerra d'indipen­denza (2).
E non furono neppure quelli gli anni migliori della sua vita, per­chè alle sventure della Patria si aggiunsero le famigliari e le sofferenze fisiche: la morte del padre nel '43, l'arresto del fratello Carlo (3) e per riverbero la scossa salute della madre e la sua malattia nervosa che lo costringeva all'inazione intellettuale, mentre le condizioni economiche lo obbligavano ad ufficii od a professioni punto conformi alla sua in­dole (4). Né l'ambiente lo poteva eccitare, che tutta l'attività della mente si sfogava in sonetti ed eravi una falange di poeti similissimi (ancorché inferiori) a quelli dei quali Anuibal Caro dolevasi di es- sere magnato vivo vivo , onde s'accostava a Leopardi e a Ranieri che
(1) MARIANO D'AJALA, Poesia di Alessandro Poerio. Firenze, Le] Mm-nier, 1852.
(2) L'ultima lettera della Raccolta Puccini è del 26 giugno 1847 e fu inte­gralmente pubblicata dal Croce (pp. 230-32J;;:
(3) Mell'annunciaré; al QlpÉ f ECesto>. del fratesfe iCarioi serjyevagli pure che sotto una cosi fatta spossa mi sono risentito del mio singhiozzo e: dell'ir­ritazione nervina che era andata cedendo >> (Lettera 25 marzo 1844, iti- CROCE, op. cit., p. 206).
(4) Della sua condizione cosi pure scriveva a N. Tommaseo: Il inaio tempo è quasi tutto preso ed usurpato.* O rubato, come meglio vi torna, ili paste .dalle occupazioni forensi in parte da un altro esercizio non meno alieno dalle mie abitudini ed inclinazioni, ma pjs mm. incorrere presso i miei nella taccia di pas­sare tutta la vita in ozio, m'è forza far cosi .(Da bipoli '9 aprile 1835) É CROCE, op. cit., p. 150,